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ANFITRIONE
di Plauto
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«E voilà a vossignoria... la tragicommedia!»
Foto di Artphotogram
Ingiurie, scambi di minacce, equivoci, ironie e scene clownesche: l’Anfitrione di Plauto è una tragicommedia, come l’autore stesso la definisce, che narra la perigliosa nascita di Eracle. Secondo il mito, il famoso eroe greco è un semidio, prodigiosamente concepito da Giove, il padre degli dei, e Alcmena, una mortale. Il fatto che la donna sia già sposa di Anfitrione, generale tebano, non impedisce al dio di soddisfare i suoi desideri: approfittando della lontananza del marito – in guerra contro i Teleboi – Giove ne assume le sembianze e passa con Alcmena una lunghissima notte, mentre Mercurio si diverte a trasformarsi in Sosia, servo fedele della casa. Peccato che Anfitrione e Sosia stiano per tornare in patria...
Il tema dell’identità, affiancato a quello dell’equivoco e del gioco dei doppi tipico della commedia latina, è stata tradotta attraverso l’utilizzo in scena di maschere caricaturali. La tipologia di maschera utilizzata è quella a mezzo volto appartenente alla tradizione della Commedia dell’arte, riproposta attraverso un approfondimento della tradizione antica e dello studio mimetico dei caratteri comici. Dalla ricerca scientifica e artistica effettuata sul testo è stata determinata la fisionomia stessa dei personaggi: Anfitrione riporta i tratti di un orango, un forte capobranco dal carattere un po’ burbero, mentre il volto del servo Sosia è ispirato al muso di un topo, animale curioso e in continuo movimento.
Nel 2025, lo spettacolo è stato ospitato nella Stagione estiva del Teatro Romano di Gubbio (PG).
Direzione drammaturgica: Elisabetta Matelli
Regia: Christian Poggioni
Riallestimento: Eri Çakalli
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